Corso di markazzeting…

Ragazzi miei, qui c’è n’è sempre una ogni giorno porcaccia miseria…

Adesso, come forse qualcuno di voi saprà, non sono più una Working Holiday tipa, ma alla giovane età di quasi 30 anni suonati, sono una studentessa internazionale (troppo avanti…) vale a dire ho il mio student visa, di cui ho già parlato in questo blog, che mi permetterà di stare in questo paese ancora per due anni.

E la cosa è semplicemente meravigliosa….

Bene. No, bene per niente.

Ottenere il visto è stato facile. Costa 550 dollari circa a cui devi aggiungere il costo della scuola, o almeno la prima retta. Visto e iscrizione a scuola vanno di pari passo: non hai l’uno senza l’altra.

Siccome nella mia vita passata italiana mi dilettavo in giornalismo, ho deciso di fare qualcosa di simile: marketing.

Che cos’è, direte voi. Infatti, che cos’è? Continuo a chiedermi io…

Dovrebbe essere divertente. Si studia, o almeno io così pensavo, il metodo più intelligente, appetibile e brillante di vendere un prodotto o un servizio, creare un marchio, fidelizzare i clienti e robe di questo tipo. Non è male dai.

Perchè l’ho scelto?

Perchè mi sembrava una cosa troppo da fighi. Vedevo in giro e ancora vedo sti tipi in giacca e cravatta e tipe in tailleur con queste cartelline piene di grafici e numeri e idee su come vendere le cose.

Ho pensato: ammazza, se mi prendo un diploma in Marketing a Sydney spacco il mondo!!

Seeeeeeeeeeee

Allora la mia scuola si chiama Aipe, Australian institute of professional Education...un nome, un programma….

Dentro è tutta colorata, ci sono sempre tanti ragazzi che girano con l’aria un po’ persa e un po’ global, della serie sono uno studente internazionale, sono troppo avanti….ma li mortacci….

La maggior parte è rappresentata da studenti asiatici, carichi di soldi e qualche sfigato italiano come la sottoscritta che si ammazza di lavoro per pagare la scuola e tirarsela da secchia internazionale…

Ma veniamo al supercorso. Si chiama Diploma in Marketing, che mi dicono essere più avanzato del certificate e questa cosa mi manda ai matti. Mi riempe di orgoglio, ho le lacrime agli occhi…

Prima di iniziare mi sono fatta film e saghe su sto corso e le porte che avrebbe potuto aprirmi. JRR Tolkien in confronto è un bambino, credetemi.

Non è che sono delusa, però ecco…ma tutte a me devono capitare?

Il corso è suddiviso in nove settimane, 20 ore di studio a settimana che non è poco.

Il primo giorno è stato lo scorso 14 luglio, un mercoledì.

Arrivo in classe in anticipo. Scorgo tre visi asiatici dall’aria confusa che blaterano qualcosa sottovoce. Chiedo “Scusate, è qui il corso di marketing”?

Uno dei tre visi pallidi, un ragazzo direi ma ancora oggi non ne sono sicura, alza la testa e mi fa: “Mmm? Gnn? Business…”.

Potete immaginare la mia faccia. Ho girato graziosamente i tacchi e sono uscita. Forse la classe era destinata a un corso di business, ho presunto da quei versi, ma non ne ero sicura.

Non prendetemi per razzista, vado d’accordo con gli asiatici e alcuni sono simpatici, ma alle volte sono davvero strani….

Sono scesa alla reception e non c’era nessuno.

Ho iniziato a tamburellare nervosamente sulla scrivania che avrebbe dovuto essere occupata dal receptionist, un gran lavoratore che in quel momento era a farsi il terzo caffè della giornata, noncurante della disgraziata italiana che lo attendeva.

Si è aperto l’ascensore e ne è uscito un insegnante con un tazzone di caffè più grande di lui. Ho agitato le braccia e mi sono praticamente fiondata addosso allo sconosciuto caffeinomane: “Aspetti, scusi, mi aiuti: sa dove tengono il corso in marketing?” ho implorato…

L’uomo ha cercato di difendere il tazzone dal mio assalto, lo ha posato sulla scrivania del lavoratore latitante e mi ha detto, serafico: “Non ne ho la più pallida idea, deve attendere il receptionist”.

Ho cominciato a urlare. Alla fine lo stakanovista è venuto fuori. Un bravo cristo thailandese, si è poi rivelato, ma me le ha fatte girare quella mattina solo lui sa quanto.

Mi dice che la classe è quella che ho visto io. La numero 14. Non ce ne sono altre per marketing.

Allora risalgo al quinto piano e mi dirigo di nuovo dove avevo incontrato i visi pallidi asiatici.

Erano spariti. Al loro posto altre ragazze, sempre asiatiche.

Ho chiesto nuovamente se quello era il posto giusto e le tipe mi hanno risposto si, in coro!

Finalmente rassicurata, ho deciso di sedermi in prima fila. Sono secchia dentro, non posso farci niente… 😀

C’era un’altra ragazza, non asiatica, che parlava con le ragazze del coro. Aveva un accento molto forte e decisamente sembrava più europea.

Si è girata e mi ha piazzato un sorriso meraviglioso. Poi mi ha chiesto: “Where are you from?” . Le ho risposto: “I’m Italian, and you?”

Era italiana anche lei. E’ esplosa, ovviamente, in un “Nooooooooooooo, non ci posso credere, grande!!” E abbiamo cominciato a parlare in italiano alla faccia delle presenti. A voce alta, gesticolando, come se ci fossimo solo noi in quella classe… vi sembra un comportamento famigliare? 😀

Si chiama Giulia ed è davvero un personaggio.

Mentre parlavamo animosamente, è entrata in classe una tipa che definire curiosa è un eufemismo.

Alta un metro e mezzo, pelle flaccida e bianchiccia, sulla cinquantina. Capelli scalati davanti e  un po’ più lunghi dietro con delle extentions racapriccianti di un colore rosso bruciato. Tutta la chioma era schiacciata sul di dietro, come quando ti alzi dal letto e ti dimentichi di pettinarti. Gonna corta nera,  scalda muscoli neri con fili argentati (ve lo giuro), ballerine nere, camicia senza maniche. Lenti a contatto azzurre.

Uno scherzo della natura. Era la nostra insegnante.

Che colpo, ragazzi. Difficile riprendersi…

Una volta sistemata alla scrivania, ci ha salutato brevemente  e si è presentata. Si chiama Margaret ed è di origini asiatiche (pure lei!!!), ma non vuole dire di quale paese. Dobbiamo scoprirlo noi. Wow, che brivido…

Siccoma non fa altro che parlare di Taiwan, mi è venuto il dubbio che questa sia la sua patria. E per come si concia, vale a dire da brutta e vecchia imitazione di una ragazza giovane (sono perfida ma non ti puoi vestire così a quell’età, dai!!!!) ho deciso di soprannominarla:  “Made in Taiwan”.

Fin dall’inizio abbiamo capito che questa come insegnante non ci azzeccava proprio. Si incasinava con le slides per power point, non sapeva usare il pc e benchè si ostinasse a dirci che avrebbe preso nota delle presenza tre volte al giorno in maniera scientifica e incorruttibile (il corso dura otto ore, c’è il rischio che uno scappi dopo le prime ore effettivamente) non ha fatto altro che darci un foglio bianco su cui scrivere il nostro nome. Ve lo giuro.

Questo era il suo metodo scientifico per prendere nota della nostra frequenza…sic!

Ha paura dei cosiddetti “auditors”. Non sono animali. Sono rappresentanti del governo che ispezionano giustamente le scuole private australiane per assicurarsi che tutto proceda come deve procedere. La gente deve frequentare altrimenti revocano il visto allo studente e la licenza alla scuola. Sono molto meticolosi, è vero.

Ma “Made in Taiwan” mi sta impazzendo…è totalmente paranoica.

Non possiamo arrivare in ritardo di cinque minuti, non possiamo andare via 5 minuti prima, non possiamo fare una pausa un po’ più lunga, non possiamo andare via prima se abbiamo finito tutti i compiti…insomma è un inferno, questa è una pazza!!

Anyway….Sbrigate le faccende burocratiche, il corso è finalmente iniziato. Ero pronta con il mio bloc notes a prendere appunti, a memorizzare dati e concetti, a far fumare il mio cervellino per ottenere sto benedetto diploma…

Abbiamo parlato per otto ore di aria fritta. Niente, il nulla. Cazzate sulle borse che si vendono di più, sui negozi degli aeroporti e le promozioni nei negozi…più che marketing erano cazzate…ecco il perché del titolo del post, Markazzeting…diploma in nulla…..

Il giorno dopo uguale. Altra aria fritta.

Poi sabato è iniziato l’incubo…

E’ piombata in classe e ha agitato una serie di fogli in aria: “C’è il compito in classe oggi, ragazze! E dovete rispondere in modo sufficiente ad almeno il 50% delle domande, altrimenti sono problemi”.

E al “sono problemi” ha fatto il gesto con la mano come quando incalzi qualcuno puntando l’indice e ha cominciato a parlare sottovoce, guardando verso la porta: “Perché, sapete- ha continuato –  se non avete un certo profitto sono problemi, qui cominciano  a mandare lettere e ci mandano tutti a casa”….. :-0

….ma come sta? Da quale pianeta arriva? E’ umana?

Si sta facendo dei film e delle saghe che io e Tolkien in confronto siamo neonati….

Le lettere le mandano solo se uno in pratica si dimentica di andare a scuola e se vai male ti fanno fare delle lezioni apposta per recuperare. Ma quanti film di spionaggio si è vista questa? Ma perchè doveva capitare a me?

Tornando al compito in classe, siccome per i due giorni precedenti “Made in Taiwan” non ci aveva fatto fare praticamente nulla, ci siamo ritrovate tutte nel panico.

Dovevamo capire e analizzare il motivo per cui Ryan Air (compagnia aerea low cost) ha così successo in Europa.

Secondo voi, ignoranti in marketing, quale può essere il motivo recondito che sta dietro a questo INASPETTATO successo?? Non guardate la risposta sotto…dai che è facile…

Per i prezzi bassissimi? Ma dai?? Nooooooo!! Siete MI-TI-CI!!!

Ecco, noi abbiamo passato tutto il sabato pomeriggio a rispondere a domande insulse su questa compagnia aerea….tutte incentrate sul perchè sti tizi irlandesi ci hanno così azzeccato con i voli a basso costo. Trattano male i clienti, non mangi a bordo, paghi per usare la toilette e se sei obeso paghi il doppio, ma nonostante questo il successo continua. Come mai? Magari perchè paghi 8 euro un volo Genova-Londra?

A “Made in Taiwan”, ma se ti ho già risposto che sono i prezzi bassi il segreto ultimo di questa compagnia, ma perchè continui a trifolarmi??

In buona sostanza, alle 5 del pomeriggio, dopo 8 ore da paura, avevamo finito…

Io ero esausta, senza forze e ancora mi aspettava la serata di lavoro al casinò…

Io e le altre ragazze eravamo avvelenate dal nervoso, ma abbiamo deciso di non demordere.

Le diamo ancora tempo per adattarsi al pianeta terra.

Poi, se continua a trifolarci gli zebedei, le mandiamo a casa gli auditors. Di notte.  😀

La maga perfida

13 thoughts on “Corso di markazzeting…

  1. ehi ciao maga è da un po’ che seguo il tuo blog,veramente forte!!!io verrò in australia il 27 agosto a surfers paradise..primo mese scuola di inglese con sistemazione in famiglià poi sto guardando un po’ su easyroomate per le case…per avere un po’ di idee…sei stata a gold coast???ciao e continua a scrivere :))

  2. Maga scusa ma lo student visa non dura solo pochi mesi?? E tu non avevi lasciato il casinò??
    Sono un pò confuse!! 😀
    Ah, un’altra cosa, ma tu hai fatto il corso per avere quella sorta di licenza per servire alcolici(mi sfugge il nome adesso), o non te l’hanno richiesto??
    Grazie. 😉

  3. ciao Nadia! Lo student visa dura quanto dura il tuo corso di studi, è legato al corso. Il mio corso di markazzeting dura un anno e ci ho legato un altro corso dopo, in business…
    Ho lasciato il casinò a dicembre e ora sono tornata!
    Ho la licenza per servire alcolici certamente, altrimenti non potrei lavorare. Si chiama Rsa Certificate, Responsible Service of Alcohol: http://www.jobaroo.com/rsa-courses.html

    Bacione!

  4. Ciao Maga!

    anchio sto seguendo il tuo blog e le tue storie… ti prego continua a scrivere!!
    Io arriverò in australia a Settembre con un WHV…

    Posso chiederti di che cosa ti occupi nel casinò?

    grazie! 🙂

  5. Sei grande Maga…….non smettere di scrivere,,,qualsiasi “sorpresa” il destino ti riserverà…….non negarci questa piacevole “magia”……:-D

  6. ma 6 tr brava!!!!!! la migliore……il diploma di mkt te lo do io sl x aver sritto tt cio’…..ti voglio bene tesoro, grazie x la citazione, 6 fantastica!!!!!!!!!!
    spero di continuare questa fresca amicizia perche’ ci stai tr dentro e ti voglio gia’ bene……bacioni e a domaniiiiiiiiiiii, Giulia

  7. ahahaha, ma è bellissimo, sembra di esse tornati al liceo XD!!!
    ho scoperto il tuo blog per caso ma già apprezzo la tua intraprendenza nello scrivere, sei veramente portata 🙂
    good luck! (…soprattutto con “Made in Taiwan”, ihihi)
    Roberto

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